Contro il fascismo e la società che lo crea

“Nato per molteplici ragioni, alcune ideali, altre sozzamente venali, [il fascismo] potette crescere e giganteggiare nelle regioni più «rosse» d’Italia, perché ebbe alimentatrice la grassa borghesia agraria ed industriale, perché ebbe complice il governo con tutti i suoi organi, polizia, magistratura, stato maggiore militare; (…) e soprattutto perché riescì a prendere di sorpresa e disorientare le masse operaie, le quali, abituate ad un rivoluzionarismo verbale che si risolveva sempre nelle lotte e nelle farse elettorali, non seppero opporre una resistenza adeguata. Ma oggi il suo compito è finito.”

Errico Malatesta

Per “finito”, il compagno Malatesta si riferiva alla versione movimentista del fascismo, quella che tra il ’19 ed il ’22, prima di istituzionalizzarsi e poter compiere le sue violenze per vie legali, attaccava le sedi dei partiti e dei sindacati della sinistra rivoluzionaria, ammazzava comunisti ed anarchici, sgomberava le fabbriche e le terre occupate dalle masse italiane stanche del capitalismo e del padronato.Perché si! Non fu nient’altro che la reazione del padronato contro il popolo, che, stanco di un’organizzazione sociale fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, minacciava concretamente di rivoluzionare l’esistente.

Il fascismo non è che una delle innumerevoli facce che la democrazia liberale può mostrare.

Restiamo quindi allucinati nel momento in cui all’interno della nostra città c’è chi, non sappiamo bene se volontariamente o in maniera del tutto incosciente, invoca ancora un antifascismo democratico istituzionale, di cui dovrebbero farsi portabandiera quelle stesse istituzione che in passato lasciarono ai fascisti piede libero, che nel presente – ed in diverse occasioni – lo fanno ancora, e che in ultima istanza non rappresentano nient’altro che quella società da cui il fascismo in camicia nera ha avuto origine e trae linfa vitale quotidianamente.

L’antifascismo è di tutti! Ma stiamo bene attenti a chi ci riferiamo con questi “tutti”.

Di sicuro non può essere di chi vuole conservare intatta la società del privilegio; la società delle banche e della crisi economica perenne; del razzismo e della segregazione etnica; della speculazione politica, economica e culturale sul corpo della donna; della guerra permanente interna ed esterna e del militarismo; dello sfruttamento del lavoro precario o salariato; dei partiti e delle gerarchie; insomma, dello Stato e del Capitalismo.

L’antifascismo non è di chi ieri strinse patti di pacificazione nazionale che non fecero altro che rendere ancora più impotenti le masse di fronte alle violenze squadriste, ed oggi si è reso partecipe (tra questi anche Rifondazione e Verdi) dell’istituzione dei lager in cui un immigrato può essere rinchiuso perché privo del pezzo di carta giusto; di chi chiamò banditi coloro i quali resistettero al fascismo con le armi in pugno, lasciandoli in galera anche dopo la liberazione, e che oggi, auspicando più sbirri e più galera per tutti, chiamano terroristi coloro i quali, senza mediazioni, combattono contro il fascismo dilagante in camicia nera, ma soprattutto in doppio petto!

Riteniamo che non possa essere il nome di una piazza (piazza Matteotti a Benevento – nell’ultimo periodo al centro di futili battibecchi mediatici) a poter costituire un baluardo di resistenza alle ingiustizie sociali, ma solo la lotta quotidiana radicale, autorganizzata e slegata da ogni istituzione, contro un esistente fatto di sbarre e chiavistelli.

Una lotta che non distingua tra pratiche “buone” e “cattive”, ma che consideri giuste tutte quelle pratiche di cui gli oppressi e gli eslclusi di ogni dove siano in grado di dotarsi per spazzare via gli oppressori -e non che tenti assurde riconciliazioni- creando e praticando, nell’irrimediabile necessità di una coerenza tra mezzi e fini, la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà.

Per un antifascismo rivoluzionario, anticapitalista ed antiautoritario

Per una resistenza permanente, per la Rivoluzione Sociale!

Gruppo Anarchico "Senza Patria", Benevento

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