Mercoledì 26 gennaio un’imponente operazione di polizia ha permesso perquisizioni ed arresti in tutta Italia tra chi, soprattutto la scorsa estate, ha impiegato le sue energie per la difesa dalla devastazione che il Capitale, con l’Alta Velocità, ha in programma per la Val Susa.
Non è nostra intenzione riproporre in questa occasione le tesi contro il TAV: le persone intelligenti e di buona volontà hanno avuto, ed hanno, a disposizione tutto il materiale che il movimento NO TAV ha prodotto in questi ultimi 20 anni.
Quello che ci preme, in questa sede, è parlare invece di ciò che ha determinato un tale livello repressivo (3 occupazioni torinesi e uno spazio politico in affitto a Napoli perquisiti; 26 arresti di compagne/i di varie aree politiche) e di delineare in che relazione si ponga la repressione statale con il contesto odierno.
1) Con questi arresti lo Stato tenta ancora una volta di indebolire il movimento forzando distinzioni tra “buoni e cattivi”. Tranello respinto dai NO TAV che, come in passato hanno sempre fatto, rispondono “si parte insieme si torna insieme”, rivendicando tutte le pratiche dispiegate in Val Susa, la cui pluralità rappresenta da sempre la loro vera forza.
2) Colpendo per lo più compagni appartenenti a realtà politiche extraparlamentari, non solo lo Stato punta a calunniare le suddette, come è normalmente abituato a fare, ma attraverso un sofisticato dispiegamento di illazioni e menzogne ha montato una canea mediatica volta a criminalizzare i NO TAV, additandoli come un movimento “infiltrato da violenti”. Ma la stampa asservita tralascia volontariamente le manganellate, i gas lacrimogeni sparati ad altezza uomo, per ferire (o uccidere!?), ma soprattutto l’inaudita violenza insita in quello che è il progetto dell’Alta Velocità, che passa per la devastazione di una intera vallata per gli interessi dei soliti noti.
3) Viviamo un contesto sociale potenzialmente esplosivo. I blocchi degli autotrasportatori degli scorsi giorni, se pur forgiatisi nell’alveo di interessi corporativi e parziali, hanno dimostratoche è possibile mettere in ginocchio un Capitalismo in fase di agonia, ridando consistenza, consapevolmente o meno, alla parola sciopero.
Il movimento NO TAV rappresenta attualmente la punta più avanzata delle lotte sul territorio italiano, non tanto per l’obiettivo che si pone, ma per l’irriducibilità al compromesso, la tenacia e le pratiche che è in grado di dispiegare.
Lo Stato colpisce questo movimento per ciò che esso rappresenta. Il suo è un monito per tutti quelli che per un motivo o per un altro, se non stanno già alzando la testa, cominciano per lo meno a pensarci.
D’altronde il Capitalismo è un gigante coi piedi d’argilla e ormai sono davvero in pochi a non accorgersene.
E poi si sa… la Rivolta è contagiosa!
Solidarietà agli arrestati. Liberi tutti subito!
Gruppo Anarchico “Senza Patria” – Benevento