Probabilmente, se il mondo non fosse piombato nella barbarie culturale (oltre che umana in generale) e i De Andrè e i Claudio Lolli non fossero stati sostituiti da Speranza e Achille Lauro, oggi la tua storia sarebbe diventata una poesia decadente degna dell’Antologia di Spoon River, o gli endecasillabi di una ballata di “Non al denaro, non all’amore né al cielo”.
“Un geologo”. Un gigante (non certo nel fisico, esile e rachitico!) dal cuore grande e la testa dura come le montagne che studiavi, indagavi, amavi, difendevi. Un Uomo, cui la vita, la sorte, il destino, la morte, Dio (?!) hanno giocato uno scherzo veramente di cattivo gusto…
I tuoi, di scherzi, di giochi di parole, di freddure, di “humor portoghese”, ci piacevano molto di più, non c’è che dire!
Ci perdonerai se non è un Manzoni a vergare queste parole sconclusionate per celebrare la tua napoleonica persona, ma tu sapevi che “i poeti sono strane creature, ogni volta che parlano è una truffa”…
Quindi, a questo punto, meglio gli affettuosi pensieri di precari, braccianti, studenti, squatter, giovani sfaccendati. La gente. La tua gente!
Quella con cui hai sognato e cercato un mondo diverso.
Quella che praticamente ti eri scelto come famiglia, anche se non si è ancora ben capito se in qualità di genitore o di figlio.
Quella che ha gioito con te e per te quando, terminata da qualche giorno la terapia che ti aveva dato non poche rogne nell’ultimo anno e mezzo, e che ci aveva illuso che il melanoma fosse stato sconfitto per sempre, aspettava il tuo pieno ritorno alla lotta contro Stato e Capitale.
Quella che ha palpitato per te in questi ultimi giorni.
Quella per cui correvi sempre, “il tempo di organizzarmi con mia mamma a casa”.
Quella che con cortesia e formalità del secolo scorso ringraziavi con “grazie per esservi ricordati di me, lo so, lo so che posso contare su di voi!”…
Te ne vai lasciandoci senza il tuo acume scientifico, la tua pignoleria, le tue doti tecniche, la tua verve polemica, il tuo saperti mettere in gioco, i tuoi dubbi, la tua fanciullesca curiosità, le tue riflessioni, la tua imbranataggine, la tua propensione al dialogo, il tuo “ghigno”, la tua disponibilità, la tua voglia di Vivere!
Qualcuno di noi si “rincuora” per certi versi che quel che ti è capitato sia stato “rapido” ed “indolore” lasciandoti la Dignità che ti ha sempre contraddistinto.
Anche nel momento più buio, hai avuto la forza e l’ardire di denunciare e criticare pubblicamente, dalla barella su cui sei stato per giorni, le condizioni di una sanità pubblica dilaniata da anni di politiche scellerate, clientelari e asservite agli interessi ed ai profitti privati, e gli effetti che queste hanno su storie come la tua.
Ma sappiamo che la Storia non si fa con i “se” e con i “ma”, quello che sappiamo è che ci hai dimostrato ancora una volta che la forza e il coraggio di un Uomo non si misurano in base alla grandezza dei suoi muscoli ma alla sua determinazione e propensione a lottare.
E tu, Vincenzo caro, hai lottato fino alla fine.
Grazie del tempo che ci hai dedicato!
Ciao Portoghe’!
(Alcuni/e tra) I tuoi Compagni e Compagne