Nei giorni scorsi si sono tenute a Galatina (Lecce) alcune iniziative contro il Security Expo 2008, una fiera sulla sicurezza e la guerra che da un lato propagandava le forze armate e di polizia presentate come strumento di pace, dall’altra permetteva l’incontro tra aziende implicate nel settore della guerra e della sicurezza (aziende internazionali produttrici di armi o telecamere, enti come la Croce Rossa, laboratori di ricerca di università ecc) ed enti pubblici.
Esprimere il proprio dissenso verso una vetrina del genere è sembrato naturale e necessario ad alcuni individui che nei giorni della fiera hanno affisso manifesti, indetto presidi, proiettato film, volantinato ripetutamente all’ingresso delle scuole (una circolare ministeriale invitava gli studenti a visitare la fiera, previa preparazione di un elaborato dal titolo “Le forze armate strumento di pace”!), facendo sentire con forza una voce contraria alle menzogne che in questa vetrina venivano propinate. I giornali locali hanno anche parlato di numerose scritte murali contro la fiera e contro le forze armate, e della colorazione di rosso dell’acqua di una fontana del paese, da parte di anonimi, a simboleggiare “il sangue che gli eserciti fanno scorrere in giro per il mondo”. Queste semplici iniziative hanno dato molto fastidio, soprattutto perché hanno trovato approvazione in altri individui capaci ancora di indignarsi di fronte alla violenza della guerra e allo stupro del linguaggio. Così è successo che alcuni contestatori hanno dovuto “far visita” per due volte al locale commissariato: la prima per essere denunciati per affissione abusiva, la seconda per volantinaggio abusivo (!), perché esisterebbe un’ordinanza del sindaco dello stesso paese che impedirebbe a chiunque di volantinare!!! È apparso subito chiaro però che quello che disturbava non era il volantinaggio in sé, ma i contenuti dello scritto. Da rimarcare l’atteggiamento degli sbirri che in occasione del primo fermo, nel corso della perquisizione personale ad un compagno, nel chiuso di una stanza del commissariato, hanno detto che se si fosse trovato a Bolzaneto nei giorni del G8 di Genova le cose sarebbero andate diversamente, mentre in occasione del secondo fermo il commissario in persona, dott. Mirabella, ha dato ordine di sfasciare l’auto in cui erano rimasti numerosi volantini, nel caso in cui non fosse stata aperta dal proprietario. L’assurdità di tali divieti e questo clima di tensione, non hanno impedito ai compagni di fare, domenica 6 aprile scorso, un altro presidio nella principale piazza di Galatina. Mostra, testi e discorsi al megafono hanno suscitato grande interesse da parte delle tante persone presenti in strada. Ancora una volta ciò ha dato molto fastidio, dal momento che prima un vigile urbano e poi alcuni poliziotti, commissario in testa, hanno intimato di togliere una foto dalla mostra che riprendeva le torture avvenute nel tristemente famoso carcere di Abu Graib in Iraq; per questi esseri senza neuroni la foto era ritenuta indecorosa nei confronti dei bambini presenti. In seguito all’opposizione dei manifestanti e di molta gente che ha solidarizzato attivamente con loro, nel corso di un parapiglia la foto è stata strappata dagli sbirri. Questi ultimi in realtà hanno fatto davvero una figuraccia, perché tutti si sono potuti rendere conto che sono loro i veri fautori dell’insicurezza, data il loro agire violento, repressorio e censorio. I giornali hanno scritto che alcune mamme si sarebbero sdegnate di fronte a quelle foto (tra l’altro trasmesse decine di volte dalle televisioni), ma il giusto sdegno e la rabbia dovrebbero esserci perché le torture vengono praticate, non perché vengono mostrate. Il delirio delle forze dell’ordine ha portato proprio oggi alla notifica del sequestro della foto incriminata a carico di tre manifestanti individuati nel mucchio, mentre sarebbe in corso l’identificazione di altri che si sono opposti alla rimozione della foto e che porterebbe ad una denuncia per resistenza. Ciò che fa rabbrividire è che nel verbale di sequestro si afferma che: «il manifesto raffigura immagini di nudi umani in pose offensive del comune senso del pudore» e oltre a riprodurre in modo prevalente le immagini citate riproduceva le scritte “Violenze e torture di prigionieri di guerra nella prigione di Abu Ghraib”. Sembra piuttosto chiaro che a Lecce e nel Salento si voglia eliminare qualsiasi tipo di dissenso fuori dalle righe e fuori dal coro, mentre polizia e magistratura tentano ancora, con un gioco molto sporco, di costruire qualche pesante imputazione a carico di alcuni compagni anarchici, denunciati continuamente per qualunque gesto. Quello che si vuole cancellare definitivamente è ogni voce stonata contro forze armate e di polizia, voci che smascherano la continua opera di mistificazione sulle guerre presentate come missioni di pace compiute da eroi, guerre su cui questo sistema economico e di potere ha puntato le proprie carte. Solo l’estate scorsa alcuni poliziotti tentarono di strappare ad alcuni compagni, senza riuscirci, uno striscione contro le guerre e le basi militari, in una manifestazione pubblica e gratuita con migliaia di persone. Anche da quell’episodio sono scaturite denunce per resistenza. Non possiamo accettare che questa violenza alla dignità di tutti continui senza trovare nessuna opposizione. Saremo ancora in piazza a parlare di verità, di guerra, di basi militari, di sicurezza e repressione; ma anche di libertà, quella delle nostre idee e dei nostri cuori.
Disertori del controllo sociale