“Come potevo non farlo? Vede, io sono un vigliacco. Tutti noi siamo dei vigliacchi. Quando parliamo di democrazia siamo tutti in malafede. Democrazia significa governo del popolo, ma se governasse il popolo non governeremmo noi. Lo facciamo perché il governo è più facile dell’autogestione, più comodo. E perché, ammettiamolo, un po’ ci piace avere tutto questo potere. E continueremo a governare. Ma l’amnistia è un atto dovuto, visto che hanno ragione loro. E una parte di me spera che prima o poi vinceranno”
Sandro Pertini
Succede che un gazebo di un gruppo di fascisti, con tutte le autorizzazioni delle sante Istituzioni democratiche (Amministrazione Comunale e Questura), venga smontato da un folto gruppo di giovani beneventani che evidentemente ne hanno le scatole piene che nelle loro strade si diffondano in maniera indifferente razzismo e xenofobia.
Succede che il fatto scateni una canea mediatica evidentemente montata ad arte da un lato dai fascisti, che fanno la parte dei lupi travestiti da agnelli per un minuto di celebrità televisiva, dall’altro da quelle stesse sante Istituzioni che hanno evidentemente paura che moti popolari di questo tipo possano rappresentare moniti pericolosi: oggi ai fascisti, domani a chi detiene il potere in città o nel Paese?!
Succede che la stampa prezzolata, un po’ sperando di ottenere qualche click in più sul web, un po’ perché a furia di fare colazione con i poliziotti tutti i giorni per apprendere cosa bisogna pubblicare e cosa no, si finisce per odorare come loro, fatto sta che blatera di violenza, evoca gli “anni di piombo”, shakerando il “volo di un gazebo” alla comparsa di alcuni semplici e anonimi manifesti comparsi in concomitanza di una festa della polizia, ormai sempre più in deficit di consensi, che ironicamente ne criticava l’operato.
Succede che un nuovo Questore “cresciuto” a pane e carcerazione dei migranti a Lampedusa prima, e manganelli e cariche a Bologna poi, si insedi in città. Che decida di voler essere evdentemente al pari dell’attuale Sindaco, ed in sintonia con i tempi che corrono, essere sempre in prima pagina, in una triste opera di marketing della repressione (quasi ci fa rimpiangere il tranvato Moschella, che non era Questore, ma sceriffo!). Mostra subito quali sono le sue intenzioni, ed il banco di prova è rappresentato dalla visita dell’allora Presidente Renzi. La città ha assistito inerme alla sua militarizzazione, vengono annullate manifestazioni promosse precedentemente, interdette le strade cittadine al traffico veicolare e pedonale. Addirittura si chiedono i documenti ai bambini che tornano da scuola! E poi le cariche della polizia contro un corteo di studenti delle superiori, i gas lacrimogeni e le manganellate…
Sull’episodio le forze democratiche non si esprimono (mentre Mastella solidarizza apertamente con le forze dell’ordine), così come non si esprimeranno da allora quando, quasi a scadenza settimanale, la militarizzazione della città diventerà una prassi a causa delle visite istituzionali e non di Ministri e politici vari.
Nel frattempo si stringe la morsa repressiva intorno a chi in un coerente percorso per il raggiungimento di una Società dove finalmente trionfino Libertà, Eguaglianza e Giustizia Sociale, continua a subire le invadenti ed ingiustificate angherie poliziesche. L’ ultima: il fermo di sei Compagni che camminavano a piedi in via Perasso, perquisiti sul posto con il pretestuoso articolo 41 Tulps alla ricerca di “armi ed esplosivi” naturalmente non rinvenuti. I sei sono stati deportati in Questura, schedati con foto ed impronte digitali, e rilasciati dopo quattro ore con una denuncia per “stampa clandestina” per il possesso di alcuni manifesti di una tranquilla iniziativa che prevedeva la riqualificazione di un giardinetto della Zona Alta abbandonato all’incuria. Manifesto ed iniziativa (che si terrà comunque, nonostante la repressione “preventiva”) che per la precisione erano stati prodotti dall’Assemblea Antifascista creatasi in città a seguito dei fatti di cui all’inizio.
Succede che durante il fermo, la polizia provochi, come al solito, e minacci che “prima o poi vi arrestiamo tutti”; che la Digos esca dalla Questura per “trattare” con i solidali accorsi in strada e li chiami per nome e cognome, menzionando professioni e spostamenti dell’ultimo periodo, volendo sottolineare quanto serrato sia il controllo delle loro vite private.
Succede che alla richiesta di alcuni fermati del perché per la pratica amministrativa per il ritrovamento di una canna d’erba per uso personale si stia procedendo al prelievo delle impronte e al fotosegnalamento, la risposta degli aguzzini in divisa sia “guarda che stai qua perché sei Anarchico e perché giri con gli Anarchici!”. Ci siamo sforzati di cercare articoli nei loro codici legislativi in cui si affermi che essere Anarchici, e quindi auspicare e lottare per l’emancipazione integrale di tutti i membri del Genere Umano, sia un reato, eppure, non l’abbiamo trovato.
Al contrario, pare che, proprio in quegli stessi codici, si sostenga che la Repubblica Democratica Italiana si fonda sui valori della Resistenza al Fascismo, e che si vieta la ricostituzione del disciolto partito fascisa sotto qualsiasi forma.
Eppure, sabato 29 aprile, in città, c’è una “conferenza” organizzata dai fascisti di Forza Nuova, alla presenza del Segretario Nazionale, Roberto Fiore, noto esponente dello stragismo nero. Una “conferenza pubblica” la cui location è ancora “ignota” se non a quelle Istituzioni che per i propri stessi codici dovrebbero imperdirla (c’è però da segnalare lungo il viale della Stazione un certo “movimento” nei pressi di un albergo che già in passato ha ospitato questi tristi figuri…).
Succede nel frattempo che, in città così come nel Paese tutto, si divarichi ulteriormente la forbice di chi ha e chi no, chi decide i destini di un’intera popolazione e chi invece viene obbligato con le buone o con le cattive ad obbedire e sottomettersi.
Succede che un Decreto diventi Legge definendo chi può stare o no nei centri città, chi è compatibile con l’idea mercificata di “decoro urbano” e chi no, chi ha diritto di vivere su un territorio o semplicemente attraversarlo per migrare altrove (scappando dalla guerra e dalla fame) e chi no.
Succede insomma che la Democrazia si dimostri per quello che è, e cioè semplicemente il Fascismo dei giorni pacificati in cui si preferisce la lobotomizzazione tecnologica al Pensiero Critico, la falsificazione istituzionale alle Verità Sociali, la rassegnazione alla Rivolta.
Davanti alla repressione poliziesca e non, la risposta è sempre la stessa: CONTINUARE LA RESISTENZA.
Nell’esprimere la nostra più profonda solidarietà ai Compagni perseguitati, rilanciamo l’urgenza di una profonda Agitazione Sociale, così come lanciamo un invito a tutti i singoli Compagni, alle realtà e alle organizzazioni Antifasciste e di Movimento a cominciare a ragionare collettivamente per una mobilitazione unitaria che voglia porre un argine al pesante clima cittadino, rivendicando la nostra Libertà a trasformare questo mondo putrescente!
Gruppo Anarchico “Senza Patria”
28 Aprile 2017