Resoconto presidio antimilitarista

Discreta la partecipazione al presidio in solidarietà ai "No Dal Molin", contro la Base militare di Vicenza, la guerra permanente e la militarizzazione della società. La zona dove si è tenuto il presidio era gremita di gente e la comunicazione è stata ottimale.

La Digos naturalmente non ha perso occasione per rompere le scatole e dare "dell’indiano" a qualche compagno.

Momenti di tensione ci sono stati quando un burattino in divisa da carabiniere voleva fare lo spavaldo chiedendo i documenti ad un compagno che faceva volantinaggio che si è rifiutato di porgerglieli. Il militare, che già si stava preparando insieme al suo collega nella volante ad "acciuffare" il compagno con la forza, è stato rimesso in riga da un suo superiore in borghese presente in piazza, che gli ha risparmiato una figuraccia (e forse anche qualche cazzotto) di fronte alle decine di persone che nel frattempo si accalcavano per seguire la scena incredule.

Di seguito il volantino distribuito:

MAI PIU’ BASI, MAI PIU’ MILITARI! SOLIDARIETA’ AI "NO DAL MOLIN"

Afghanistan – L’ennesimo mercenario italiano muore per mano di un kamikazee. Si spreca naturalmente la solita propaganda militarista.

Mercenario. Che brutta parola. Ricorda le guerre del medioevo tra feudatari. Eppure come altro definire un uomo che in cambio di soldi, “stacca” il cervello, e preso un fucile esegue gli ordini del padronato di turno?! Per colpa degli Stati, un’altra bambina è orfana di padre… e per di più crescerà convinta del fatto che lui, ma soprattutto quelli a cui lui obbediva fossero i “buoni”.

Nonostante la gente muoia, soldati, ma soprattutto civili afghani, l’invasione di quella terra viene ancora dipinta come “missione di pace”.

 

Treviso – Sulla riva del Piave ci sono undici soldati americani uccisi e feriti, sparsi tra le lamiere, i campi di mais appena tagliati e la nebbia. Il loro elicottero, Black Hawk è precipitato. Si stavano esercitando per preparare nuovi attacchi all’Orso Bruno di Putin, per il braccio di ferro, tutt’altro che sopito, tra America e Russia più noto come Guerra Fredda.

Li ad un passo corre l’asfalto che, ad est sempre più ad est, raggiunge persino Gorizia, la frontiera. Da confine a confine. La linea del Piave era la trincea della Patria, settant’anni fa.
Contadini provenienti da ogni parte d’Italia, in divisa fuori-taglia, coi piedi zuppi e la polvere da sparo fradicia, con la brace del sigaro dentro la bocca per non mostrare nemmeno la più flebile luce, la notte, al cecchino austriaco, aspettavano che qualcuno gli desse un comando per andare a farsi massacrare, in nome di non si sa cosa, ma per gli interessi dei “soliti noti”.
In migliaia, non accettarono questo gioco perverso e servile, e decisero di non aspettare un ordine per tornare a casa: decisero di disertare. Per questo in tanti furono fucilati dai propri commilitoni per ordine dei propri comandanti. 

Lo scorso febbraio eravamo centinaia di migliaia a Vicenza a dire NO all’ennesimo progetto militarista dello Stato italiano, le cui redini sono in questo periodo rette dalla cosiddetta sinistra. Ed eravamo così tanti nonostante il tentativo di criminalizzazione di quella lotta di popolo perpetrato attraverso i mezzi di comunicazione, che sbattendo in prima pagina fantomatiche nuove formazioni brigatiste, adombrarono la questione Dal Molin.

Il Presidio contro la base, era ed è rimasto permanente.

Adesso non si tratta più di schierarsi genericamente per la pace, come tanti fecero nel 2003 nonostante le oceaniche manifestazioni contro la guerra in Iraq.  Ora si ha la possibilità di eliminare realmente le basi di morte dell’occidente, e non chiedere più a questo o quel governo di non fare la guerra, cosa per altro molto contraddittoria, (in quanto non esiste guerra senza eserciti, ed eserciti senza governo) appellandosi agli accenni pacifinti di alcuni articoli della costituzione repubblicana, ma si ha la possibilità di sabotare effettivamente la guerra. Smascherare la realtà di guerra permanente, che qualcuno, in una palese contraddizione in termini, vuole far passare ancora con il nome di “missioni umanitarie”. Si tratta insomma di scegliere se stare con chi la guerra la fa e la propugna, con le basi militari, le fabbriche di armi, i bombardieri armati con testate nucleari, o con quelli che la guerra sono costretti a subirla, che non sono solo, i bambini dilaniati dalle mine antiuomo ancora disseminate ovunque, le donne sfruttate e violentate, gli uomini morti ammazzati da soldati o non, ma anche chi nei cosiddetti paesi “civilizzati”, si vede tagliate le spese sociali di sanità e istruzione, in favore di quelle militari che in Italia raddoppiano ad ogni finanziaria. 

La battaglia di Vicenza quindi non riguarda solo i vicentini e non è una battaglia specifica solo per non far costruire quella base militare in quel preciso luogo. Siamo di fronte ad una battaglia che non chiede, ma esige che non siano più costruite basi militari, e che quelle già esistenti siano smantellate. Che si creino le condizioni per un disarmo totale. Che si inceppi la macchina di morte del militarismo. 

Spazio Anarchico “Senza Patria”

Benevento, via Erchemperto 13 (dietro piazza Roma)

http://gaa.noblogs.org, gruppoantagonistaantiautoritario@autistici.org

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Una risposta a Resoconto presidio antimilitarista

  1. Giovanni scrive:

    Cari Compagni,
    un abbraccio e un saluto a tutti voi, che nella nostra città continuate a rappresentare non solo la speranza del cambiamento e della nuova società del futuro, ma soprattutto ora siete il simbolo della realizzazione di quanto di più giusto e incontestabile ci possa essere.
    Siamo Anarchici e Fratelli.
    Siamo uniti in una lotta che davvero rappresenta la speranza per tutti quelli che non si adeguano e non si rassegnano.
    Non si adeguano a sopravvivere in un mondo di schiavi e senza-speranza.
    Non si rassegnano ai tanti servi, più o meno in divisa, che leccano la mano del padrone affinchè gli conceda i resti del suo abbuffarsi quotidiano.
    Che schifo!!!
    Come si fa a vivere in un mondo ormai destinato alla scomparsa ed alla autodistruzione, con l’unica aspettativa di preservare e difendere un sistema di cui si è vittima, e più si lecca il culo al potente di turno, più ci si strozza con le proprie mani?
    Essere contro il sistema significa in definitiva essere per la libertà, come l’aria ci riempie i polmoni la libertà condivisa con i nostri simili ci riempie il cuore.
    Avanti verso il nuovo mondo.
    Avanti verso la rivolta.
    W l’Anarchia
    Giovanni

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