Sussurri dalla rivolta

Di seguito il flyerone distribuito durante il corteo cittadino che si è tenuto l’11 novembre 2011 per la giornata internazionale di “OCCUPY THE STREETS”

Sussurri dalla rivolta (front)Sussurri dalla rivolta (back)

 

 

 

 

 

 

 

Nell’era del marchio registrato non c’è da stupirsi se la “Rivolta globale” si trasformi in una “rivolta Globalizzata”, in un format, un franchising da prendere e (es)portare indipendentemente dai contesti ambientali, culturali, sociali ed economici. Ovunque, come la Coca Cola!

A Benevento arriva il vento dell’ “indignazione”, si guarda all’estero, si bisbiglia l’evidente (solo nei momenti di crisi!?) insostenibilità del Capitalismo, si raccolgono gli appelli internazionali ad “unirsi alla Rivoluzione” (cit. dall’inglese “join the revolution”)

Che ci sia qualcuno che sostenga che “così non si può più andare avanti”, che ci sia questa grande voglia di “partecipare” e diventare soggetti attivi, protagonisti della propria vita, invece di subire le decisioni calate dall’alto dei vertici della Politica e dell’Economia, che finalmente ci si sia resi conto che il Capitalismo significa nel concreto lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, non può che trovarci concordi (visto che più o meno ne dibattevano già Bakunin e Mazzini circa due secoli fa!). Ne siamo contentissimi: meglio tardi che mai!

Ma… c’è un “ma”! Conosciamo la nostra Benevento, così come conosciamo l’Italia, così come d’altronde, facendo “politica” tutti i giorni, conosciamo anche la Politika: quella dei furbetti, quella del “cappello”, del “cavalcare l’onda”, “della dittatura del proletariato”, del gradualismo riformista, del “la rivoluzione oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente”, quella del “vogliamo essere la cerniera tra il cittadino e le istituzioni”, insomma, quella del pompieraggio contro-rivoluzionario!

Siamo convintissimi che tra i tanti che oggi si stanno muovendo contro le politiche di “lacrime e sangue” dei vari governi, che si definiscono “indignati”, che parlano di un “altro mondo possibile”, ci siano persone squisite e genuine che davvero “combattono” perché sperano di incidere nell’esistente. Ma siamo, purtroppo, altrettanto convinti, che tra di esse si annidino facilmente i soliti furbetti, che hanno pericolosamente la strada spianata da 30 anni di “buone maniere” che hanno caratterizzato le tensioni sociali nel nostro paese. Ci riferiamo ai sindacati di regime, quelli che firmano sempre tutto insieme al governo, ai partitini “espulsi” dal parlamento dalla logica del bipolarismo, convenientemente riadattatisi a Movimento per potervi fare ritorno alle prossime elezioni, e ai Partiti che sono in parlamento e che vogliono che l’indignazione non resti altro che un moto d’opinione che gli permetta di conquistare la maggioranza alla (sembra vicina) caduta del governo Berlusconi.

Forse è per questo che quando l’invito internazionale a “sollevarsi” si sveste della sua retorica indeterminata per calarsi nell’accidentalità urgente dei fatti, quando il monito a rivoltarsi viene preso alla lettera e la parola si fa intervento sul mondo (vedi a Roma il 15 Ottobre), codesti “indignati”, restano allibiti di fronte al materializzarsi proprio di quella Conflittualità che avevano, con tutte le forze, evocato a parole ma cercato di scongiurare nei fatti, smettendo gli abiti del rivoluzionario per tornare al costume, che più gli si confà, quello dell’inquisitore/delatore.

Noi non abbiamo ricette pronte, e se ne abbiamo non siamo dell’idea di doverle imporle agli altri. Ci troviamo quindi a porre delle questioni – che qualcuno potrà trovare assurde essendo addomesticato dall’ideologia del Dominio – ma che in realtà sono fondamentali.

C’è chi parla di autorganizzazione, di autogestione, ma allora cosa c’entrano i partiti che invece ne sono la negazione? Si parla di occupare le città, riprendersi le strade e le piazze che evidentemente attualmente sono sotto il controllo dello Stato e dei flussi di merci, ma allora perché auspicare che “Comune e Provincia offrano il supporto logistico per la riuscita” di una manifestazione? Si parla del precariato, ma il precariato non è una classe sociale, ma nient’altro che una condizione contrattuale e lavorativa, deprecabile, ma che non centra il pilastro portante del Capitalismo che è lo sfruttamento e l’estrazione di plus valore attraverso il lavoro salariato! E’ possibile parlare di decrescita conviviale ed organizzarla, come vorrebbero farci credere i mass media, tramite il più recente strumento di controllo e schedatura di massa quale è FaceBook? Si parla dell’abolizione dei privilegi delle caste politiche e finanziarie, ma allora perché anche per contestarle bisogna stare in piazza in tende da campeggio, quando in ogni città ci sono edifici pubblici e privati che possono essere “riempiti”, dando spazio adeguato alla lotta? Chi è a guardia, armi alla mano, della proprietà e del privilegio, può indignarsi, o è da considerarsi più che una fortuna il fatto che “abbia” pochi soldi per la benzina della sua volante, e qualche camionetta cotta a puntino come a S. Giovanni?

I templi della merce trabordano, le terre incolte sono troppe e quelle coltivate e i cui frutti vengono lasciati marcire per ragioni di mercato, pure. Le case vuote che permettono agli affitti di lievitare sono tante, come sono tante le fabbriche ferme e quelle che invece vanno a pieno ritmo in cui si crepa di lavoro. Gli I-phone non servono a nessuno e i SUV oltre ad avvelenarci l’aria non sono affatto un “bene comune”. Il Capitalismo si fonda sulla proprietà privata, garantita dal monopolio della violenza di cui dispone ciascuno Stato. L’indignazione deve fare i conti con questa realtà se vuole sul serio diventare Rivoluzione, così come deve fare i conti con la questione della violenza, che, nonostante rappresenti solo una componente minoritaria all’interno di un processo rivoluzionario, è pur sempre una questione che non può essere affrontata con l’isterismo dei democratici che nell’ultimo periodo ha attraversato il nostro paese (che vogliono in sostanza semplicemente “abbellire” il Dominio, senza sbarazzarsene)…

Di seguito trovate testi comparsi in Italia dopo i fatti dello scorso 15 Ottobre a Roma. Pensiamo sia opportuno riprodurli nella nostra città visto che, tranne per chi quei fatti li ha realmente vissuti, tutti gli altri hanno potuto solo sciropparsi le chiacchiere da bar frutto della canea mediatica della stampa di regime.

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