Siamo tutti Fuoriluogo

In un mondo sempre e nuovamente in guerra, con colonnelli pazzi che bombardano città ribelli e sceriffi globali che sparano contro tutti.

In un mondo nuclearizzato, dai mari radioattivi e dalle terre avvelenate, dove un terremoto è un affare per le iene che ridono e un tumore un cliente in più per le lobbies sanitarie.

In un mondo ossessionato dalla “sicurezza” ma in cui la sorte di ciascuno è affidata a dottor Stranamore e a ministri coglioni, e la salute è in mano alle multinazionali del farmaco e ai trafficanti di scorie.

In un mondo di ospizi di lusso per vecchi ricchi e call center e prigioni per giovani poveri, di anni azzurri e anni di piombo, di lavoro che non c’è e, quando c’è, è una merda, di vite ipotecate per pagare un affitto e di consumatori per noia.

In un mondo nel quale la crisi economica viene usata per serrarti le palle e l’ennesima “emergenza” per farti chinare la testa.

In un mondo di uomini e donne in fuga dalla guerra e dalla miseria, di campi profughi e deportazioni di massa, di posti di blocco e confini elettrificati, di schiavi per fame e morti per mare.

In questo mondo, il mondo di Hiroshima, di Nagasaki, di Chernobyl, di Fukushima, il mondo di Auschwitz, di Mauthausen, di Gaza, di Ceuta e Melilla, di Porto Palo, di Lampedusa, il mondo di Gradisca, di Pontegaleria, di via Corelli, di via Mattei, di Ventimiglia.

In QUESTO mondo siamo TUTTI fuori luogo perché in questo mondo la vita è bandita, costretta fuori, in luoghi e angoli di una storia che vogliamo ridurre in macerie una volta per tutte, per poter finalmente respirare e dare luogo a nuove forme di vita.

Sabato 16 aprile tutti/e a Bologna ore 15.00 piazza XX settembre

corteo a sostegno delle rivolte del Mediterraneo, contro la guerra e i suoi complici, per continuare la lotta di chi è stato arrestato e per ribadire a gran voce che “in questo mondo siamo tutti Fuoriluogo”.

Sabato 23 aprile tutti/e a Caorso ore 15.00 in Piazza della Rocca in corteo contro il nucleare e il mondo che lo produce, perché il nucleare si fermi con Fukushima

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[NA] Manifestazione nazionale contro la guerra

MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA GUERRA.

SABATO 16 APRILE NAPOLI PARTENZA ORE 10.30 PIAZZALE TECCHIO (STAZIONE CAMPI FLEGREI) — ARRIVO BASE N.A.T.O. BAGNOLI

info http://stopwar.altervista.org/

Ci risiamo. L’Italia – che a parole ripudia la guerra – si è lanciata in una nuova aggressione militare, al fianco di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti; la quinta in vent’anni, la terza nel giro di un decennio.

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Libia: bombe e petrolio

Non hanno lasciato passare neppure qualche tempo, che gli effetti delle parate nazionaliste che abbiamo dovuto subire per i 150 anni dell’Unità d’Italia si sono subito concretizzati nel loro inevitabile prologo: una “bella” guerra!

Forse si tratta di una di quelle eloquenti ironie cui talora ci sottopone la Storia, ma è strabiliante come la “questione libica” riemerga così prepotentemente proprio in occasione di questa ricorrenza “nazionale”, se si pensa che nel 1911 l’italietta del liberale Giolitti festeggiava i 50 anni di Italia Unita lanciandosi nell’impresa coloniale libica per sancire il suo ingresso nel novero delle grandi potenze.

L’ennesimo fronte per le potenze occidentali. Un nuovo massacro deciso a tavolino da USA, NATO e compagnia dei “volenterosi”…

Lo schema il solito: individuare un nemico, che nonostante traffichi normalmente con i democratici (gli affari si fanno in democrazia come in dittatura!) abbia conservato le fattezze del mostro-dittatore; approfittare di sollevazioni popolari (!?) tendenti al golpe militare, che vogliono occidentalizzare il paese, represse nel sangue; agitare lo spauracchio del terrorismo di Al Qaeda; ed ecco che hai bella che pronta una guerra coloniale… ops, umanitaria!

Eppure ci tocca ricordare dei fatti, che seppure ovvi, necessitano di essere detti, a maggior ragione in questo momento in cui anche i pacifisti, trovandosi orfani di risoluzioni ONU a cui appellarsi (è proprio grazie alla risoluzione 1973 dell’Onu che si è dato il via ai bombardamenti NATO in Libia) se ne stanno comodamente a casa a guardare Santoro…

Come mai la Francia tutta d’un tratto è così zelante?! Sarà forse perché solo il mese prima è rimasta a guardare Ben Alì che faceva sparare in piazza sui dimostranti tunisini? O a causa degli scandali che hanno coinvolto recentemente l’Eliseo, un Presidente che sembra presentarsi ubriaco ai vertici internazionali, la sua caduta nei sondaggi e le elezioni quasi alle porte? O ancora, il fatto che con il disastro nucleare giapponese, il petrolio tenda a riacquisire centralità come fonte energetica, e sia meglio fare scorta ora che si può?

Come mai l’Italia vuole a tutti i costi che sia la NATO a dirigere i “volenterosi” e non ci si affidi a singole iniziative nazionali, ed è così preoccupata dagli sviluppi della situazione!? Forse perché la borghesia italiana e il Governo hanno grossi interessi economici nella zona e temono di essere scalzati dai loro compari d’oltralpe? O perché Gheddafi aveva garantito al governo Berlusconi che avrebbe acciuffato tutti quelli che tentavano di raggiungere l’Italia via mare per lasciarli morire nel deserto o nei campi di prigionia libici? Ma Gheddafi e Berlusconi non erano grandi amiconi fino al mese scorso!? Non avevano siglato a Bengasi nel 2008 un “trattato di amicizia, partenariato e cooperazione”? Non è che allora è vero il fatto che in realtà il “bel paese” non è altro che una colonia militare americana di quell’Obama che, vincitore a priori del Nobel per la pace, continua (inevitabilmente per un capo di Stato) con la solita balla, in salsa texana, dell’esportazione della democrazia manu militari, dimostrando che il Potere mantiene intatta la sua essenza anche quando cambiano i colori (perfino della pelle)!?

Come mai tutta questa attenzione per la Libia non si sta avendo per il Barhein o per lo Yemen, dove le manifestazioni di intellettuali, oppositori politici, giovani, studenti (a cui si sono uniti di recente anche ex militari del regime, in un quadro che per certi punti di vista, quindi, ricorda chiaramente quello libico) sono state soffocate nel sangue dal presidente Saleh!?

Nel 1911, quando fu chiamato per combattere in Libia, il muratore Augusto Masetti decise di rispondere al colonnello che arringava i soldati sparandogli addosso e incitando i commilitoni a disertare e a rivoltarsi in nome dell’internazionalismo proletario, per l’anarchia. Allora l’esercito non era un ammortizzatore sociale cui tutti i falliti parcheggiati in un call center aspirano ad entrare, ma era percepito per quello che è, cioè una fabbrica dell’obbedienza.

Il nostro invito è sempre lo stesso: il rifiuto della Guerra e del Militarismo, ma soprattutto di ciò che gli sta dietro, lo Stato ed il Capitale. Sappiamo che rivolgerlo a chi in cambio di soldi è disposto ad imbracciare un fucile per interessi che non sono i suoi può sembrare un calcio al vento, ed è per questo che convinti di non poter chiedere semplicemente “il ritiro dei militari e la fine dei bombardamenti” riteniamo che l’unico vero gesto solidale con genti di altre terre oppresse come noi sia rappresentato dall’autorganizzarsi per agire in prima persona e attaccare quelli che sono gli interessi dei “nostri” padroni, qui ed ora!

CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA

DISERTARE IL MILITARISMO

PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE

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Proiezione di “Viola di Mare”

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La prima pietra è stata scagliata… tu cos’aspetti?

Le barricate in fiamme della rivolta di Roma dello scorso dicembre continuano ad illuminare l’Italia imbastardita dal regime berlusconiano.

Una controriforma dell’università e un nuovo “patto sociale” firmato da Marchionne sacrificano la nostra libertà e dignità in favore del profitto di pochi.

C’è poco da discutere, per noi sono gli ennesimi campanelli d’allarme che ci chiamano alla rivolta.

Mentre nella miseria del presente si va materializzando di giorno in giorno un futuro sempre peggiore, da Roma a Londra, da Atene al Nord Africa, una generazione disillusa ed incazzata irrompe in una storia che si vuole far apparire bloccata.

E’ il momento in cui governanti e padroni iniziano a guardarsi le spalle: finalmente sembra ci sia qualcuno che ancora voglia organizzare la sua rabbia per cambiare la direzione del presente.

Scioperiamo tutto e ovunque per mettere in ginocchio un’economia che da sempre spreme le nostre vite. Scioperiamo le scuole e le università per rifiutare la disciplina e l’addomesticamento ad un futuro di sfruttamento e precarietà. Scioperiamo stazioni, strade, depositi per bloccare i flussi di merci. Scioperiamo il denaro per prenderci ciò che ci spetta. 

Sono le prime giornate di uno sciopero che finirà soltanto quando saremo liberi.

QUESTA VITA DI MERDA CE LA FANNO PAGARE CARA… COSA ASPETTIAMO A FARGLIELA PAGARE?

 

Per l’Autogestione generalizzata

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Cineforum

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“I padroni temono il popolo in piazza”

tratto dal sito della “Gazzetta di Benevento”

27-12-2010

In via Perasso è comparsa una scritta che ha come tipologia quella dell’anarchia
Il messaggio è riferito al voto di fiducia in Parlamento sul Governo dello scorso 14 dicembre
  
 
Una nuova scritta, simile alla tipologia anarchica, è comparsa in via Perasso.
Essa reca la seguente dicitura: “Roma 14-12. I padroni temono il popolo in piazza”.
Ovviamente porta la data del giorno in cui in Parlamento erano in discussione le due mozioni di sfiducia al Governo. Segue il simbolo della A contornata in un cerchio appartenente con ogni probabilità ai gruppi anarchici, appunto.
Non si sa quando la scritta, che appare essere stata fatta su un rotolo di carta, sia stata incollata al muro dell’Inail, se cioè nella notte passata ovvero nel primo pomeriggio di oggi.
Per quanto ci riguarda, un nostro lettore, l’ha notata nel pomeriggio.
Sul posto anche gli uomini della Digos che ora faranno la segnalazione al Comune che dovrà poi provvedere alla rimozione ovvero alla copertura della scritta.

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Piazza Fontana: noi non dimentichiamo…

12 dicembre 1969

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Benzina sul Fuoco 2*

Della serie “a volte ritornano”… lo puoi scaricare cliccando qui

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[BN] Scuole superiori occupate

Da stamattina a Benevento la maggior parte degli istituti scolastici superiori (Scientifico “Rummo”, Professionale “Marco Polo”, Classico “Giannone”, Magistrale “Guacci”, Liceo Artistico) sono stati occupati ed ora sono in mano agli studenti. Chi può ed è della zona accorra a dare solidarietà. C’è tanto da fare!

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