Il conto per la rivolta di Pianura (NA)

Dalla mattina del 6 Ottobre un nostro compagno anarchico, Tonino, è agli arresti domiciliari nell’ ambito dell’ inchiesta sulla resistenza della popolazione di Pianura.

A lui va tutta la nostra solidarietà.

TONINO LIBERO

Segue un comunicato sugli arresti per la rivolta di Pianura dei compagni di Napoli

Napoli,Pianura

Nel dicembre dello scorso anno il prefetto di Napoli Alessandro Pansa indicava la discarica di Contrada Pisani come idonea allo stoccaggio delle migliaia di tonnellate di munnezza presenti per le strade di Napoli e provincia. Negli stessi giorni la popolazione di Pianura cominciava a protestare contro la riapertura di una delle discariche più vecchie e più grandi d’Europa. Basti pensare che la discarica è stata aperta nel 1921 ed è stata utilizzata a fasi alterne fino al 1994 anno in cui è stata “chiusa” ufficialmente. In realtà il sito è stato riutilizzato più volte fino alla protesta del 2003, quando una riapertura di pochi mesi ha scatenato blocchi spontanei in tutto il quartiere sedati prontamente dalle armate di stato a manganellate. Da allora essendo la zona una delle più contaminate d’Europa l’utilizzo della discarica è stato accantonato.
Quando si parla di contaminazione si deve sapere che il quartiere di Pianura ha un indice di malformazioni fetali e un tasso di tumori tra persone di qualunque età spaventoso.
A Pianura si è scaricato qualunque rifiuto tossico in quantità che conosciamo solo in parte.
Ma è questo il ruolo che hanno le discariche, sotterrare qualunque tipo di scoria industriale senza che se ne possa capire la provenienza e soprattutto la pericolosità per noi e per le terre che abitiamo.
Pensavate che una discarica servisse a raccogliere solamente i nostri sacchetti di munnezza?
Certo quelli sono buoni per nascondere i rifiuti tossici.
Questa era la situazione a Pianura nel Dicembre dello scorso anno quando migliaia di persone scesero per strada per impedire l’ennesima vessazione.
Ci furono di nuovo le proteste e le bastonate delle bande armate statali, ci furono i blocchi e le barricate per difendersi dalle bastonate. Anche in quei mesi di freddo intenso ci fu gente a presidiare l’ingresso della discarica per parecchie notti di fila.
La popolazione di Pianura aveva deciso che resistere era l’unica cosa da farsi, aveva deciso che il proprio territorio, la proprio vita, il futuro dei propri figli non erano merce in vendita, che nessuno per ragioni di perpetua “emergenza”, di mero profitto diciamo noi, poteva decidere di mandare a morte una comunità che aveva già un piede nella fossa.
Ma per chi devasta interi territori, per chi calpesta la dignità di intere comunità per i suoi fini di potere, tutto questo rappresenta una sfida, una ribellione che deve essere schiacciata con qualunque mezzo. Ed ecco che quando le bastonate non servono, comincia il bombardamento mediatico: in quei mesi tutti gli abitanti erano camorristi, tutti i manifestanti feroci tagliagole, chiunque dissentiva un terrorista. Ma neanche i parolai del governo con le loro stronzate a mezzo stampa sono riusciti nell’intento di buttare merda. La gente di Pianura si è permessa di opporsi e per questo adesso deve pagare.
I clan politico-industriali non accettano repliche quando mettono le mani su un territorio soprattutto ora che i loro interessi si sono spostati in un’ altra zona. Hanno bisogno di dare un “esempio” a chi si ribella. Gli arresti effettuati per i blocchi di Pianura sono arrivati proprio adesso che si sono riaccese le proteste a Chiaiano.
La tecnica è quella solitamente usata: affermare che tra la gente del posto ci sono infiltrati che fomentano solo violenza, fare una divisione tra bravi cittadini e sobillatori feroci. Tecnica che molto probabilmente verrà riutilizzata anche nelle indagini sulle proteste di Chiaiano. Sono giorni, infatti, che i mezzi di disinformazione parastatali continuano a puntare il dito su alcuni dei “facinorosi” di Pianura che sarebbero stati presenti anche nelle proteste di Chiaiano.
Visto che si stanno aprendo nuovi fronti di lotta – come ad Andretta (Av) dove vogliono aprire una megadiscarica da 2 milioni di tonnellate, ad Acerra dove sta per entrare in funzione l’inceneritore (chiamiamolo col nome suo), a Ponticelli dove è prevista la costruzione di un altro inceneritore – uno degli strumenti per sedare ogni rivolta è proprio la criminalizzazione delle popolazioni che si oppongono alla devastazione del proprio territorio. Lo spauracchio degli infiltrati, della presenza di camorristi, di ultras scatenati, di estremisti politici serve solo a coprire, in maniera alquanto maldestra, il fatto che chi si ribella è chi subisce sulla sua pelle la devastazione del proprio ambiente.
Solidarietà con le popolazioni in lotta.

Anarchiche e Anarchici a Napoli

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