Anarchici terroristi, anarchici terroristi, anarchici terroristi…

A furia di sentir ripetere questa banale associazione da tribunali, politici e giornalisti di ogni risma, si finisce per interiorizzarla e percepirla come reale. Se poi ci si aggiunge l’eventualità di un tessuto sociale incapace di dare altre letture, dissidenti e contrapposte alla narrazione dominante, allora il gioco è fatto anche per quelle poche teste che potrebbero godere del beneficio del dubbio. Un po’ come, a furia di sentirsi dire che giornalisti, politici e tribunali siano le voci di una verità inconfutabile, dell’unica verità ammissibile, a furia di sentirsi ripetere che ciò che è Legge è giusto e ciò che ne è fuori è ingiusto, e quindi da criminalizzare ed isolare e poi da condannare e perseguitare, si finisce per crederci davvero.

Talvolta la Sacra Legge incorre in errori, ma, sono “solo errori”, e non possono metterla in discussione. Anche se sono tanti.

Anche se sono ingiustificati.

Anche se sono terribili.

Anche se sono costanti.

Anche se sono i campi di concentramento nella Germania nazista, permessi e istituiti dalle leggi e mantenuti grazie al servilismo e all’ipocrisia della società tutta, o meglio dal rispetto dello Stato e della Legge. Anche se lo stesso principio non ha mai smesso di riprodurre e giustificare le numerose e sempre verdi ingiustizie sociali, lo sfruttamento e le discriminazioni sui posti di lavoro, e nelle quotidiane esistenze di molti e molte di noi.

Anche se la disumanità del lasciare centinaia di corpi in mare al proprio destino si è fatta materia di propaganda politica, come quella del ministro del terrore Salvini con la Sea Watch.

Anche se altre leggi tutt’ora regolamentano il funzionamento di nuovi campi di concentramento, che sotto il nome di CIE o CPR, nascondono vere e proprie prigioni per chi è scappato dalla guerra e dal saccheggio della propria terra ma che non ha le “carte in regola” per entrare a far parte della nuova manodopera a basso costo e viene internato in attesa di essere espulso. Campi contro i quali oltre alla rabbia di chi ci vive dentro, si è scagliata anche la solidarietà di chi spesso lotta fuori per un mondo migliore per sé e per gli altri.

Anarchici terroristi! In sintesi è questa l’accusa fatta a sei Compagne e Compagni di Torino per aver lottato contro quelle carceri, mostrato il proprio dissenso e mosso solidarietà a chi da dentro le ha scaldate, e tutt’ora le scalda, con la rivolta. Operazione repressiva che è stata anche il pretesto per sgomberare l’Asilo occupato, un posto, questo sì, da 24 anni fuori e contro la Legge, che ha vissuto e ha fatto vivere di Autogestione, Passione, Solidarietà e Lotta. Un posto libero dalle logiche dello sfruttamento e della prevaricazione, dalla rassegnazione ad una vita con la testa china, libero dall’aridità nel cuore a cui questo sistema spesso ci costringe. Proprio per questo è stato un posto attraversato da tante lotte, da quelle contro il Tav in Valsusa, a quelle contro i CIE/CPR di cui si scriveva sopra, e non ultime quelle contro la gentrificazione e la “riqualificazione” di Torino, che per i sogni milionari di alcuni dei padroni di Torino (come Lavazza, Intesa San Paolo e Benetton) sta rendendo la città invivibile per i poveri e i refrattari all’ordine costituito. Sgombero a cui chi ha vissuto quel posto ha risposto con un’eroica resistenza. Circa un giorno e mezzo su di un tetto, innervosendo i servili poliziotti che hanno dovuto attendere la loro volontaria discesa per completare l’operazione, mentre folti gruppi di solidali accorsi li accompagnavano con presidi musicali e manifestazioni di solidarietà in giro per la città. Altro che terrorismo! Un luogo come l’Asilo Occupato nel momento storico che stiamo vivendo, è, invece, semplicemente un luogo di Resistenza.

Nella giornata di sabato 9 febbraio una folla di 2000 persone ha riempito le strade di Torino per manifestare il proprio disprezzo per gli attacchi polizieschi subìti. Manifestazioni prontamente criminalizzate dai maggiori mezzi stampa e dal ministro del terrore Salvini ma che purtroppo per loro dimostra come, alle tanto attese “ruspe”, si possano materializzare delle barricate, così come pure dei desideri di libertà e di riscatto sociale, a sbarrargli la strada.
Quanto ci insegnano le guerre portate avanti in difesa degli interessi del capitale nostrano (vedi l’ENI in Libia), o le quotidiane violenze e privazioni di libertà di chi scappa da quelle guerre, e finisce in un campo di pomodori o tra le sbarre di un CIE, è bene non dimenticarlo:

TERRORISTA E’ LO STATO! CHI DEVASTA E’ IL CAPITALE!

SOLIDARIETA’ A CHI LOTTA E A CHI RESISTE

Solidarietà ad Antonio, Beppe, Silvia, Giada, Nicco, Larry e ai solidali arrestati !

TUTTI LIBERI!

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